DE ANDRÉ CANTA DE ANDRÉ

DE ANDRÉ CANTA DE ANDRÉ


DE ANDRÉ CANTA DE ANDRÉ
Storia di un Impiegato

31 ottobre Catanzaro, Teatro Politeama
29 novembre Padova, Gran Teatro Geox
2 dicembre Catania, Teatro Metropolitan
4 dicembre Roma, Teatro Brancaccio
14 dicembre Pescara, Teatro Massimo
18 dicembre Milano, Teatro Arcimboldi



L’ultimo tour di CRISTIANO DE ANDRÉ – unico vero erede del patrimonio musicale deandreiano – ispirato ai concept album di Faber, torna a smuovere le coscienze a vent’anni dalla scomparsa del suo autore (11 gennaio 1999).Dopo grandi performance collezionate nelle principali città italiane, Cristiano porterà il tour al Gran Teatro Geox di Padova.
Nel tour Cristiano celebra gli indimenticabili brani del padre: “Fiume Sand Creek” e “Don Raffaè”, che hanno affrontato il tema della lotta per i diritti, e altre perle, come “Il pescatore”, contenute nei progetti discografici di grande successo “De André canta De André – Vol. 1” (2009), “De André canta De André – Vol. 2” (2010) e “De André canta De André – Vol. 3” (2017). La regia dello spettacolo, curata da Roberta Lena, è piena di sorprese, dai visual con immagini storiche, ai giochi di luce. 
Cristiano De André sul palco è accompagnato da 
Osvaldo Di Dio, Davide Pezzin, Davide Devito e Riccardo Di Paola.

Photo RRRemi

Racconta Cristiano De André «Dopo che avevo arrangiato l’ultimo concerto del 1998, Fabrizio mi chiese di portare avanti il suo messaggio e la sua memoria. Mi è parsa una bella cosa proseguire il suo lavoro caratterizzando l’eredità artistica con nuovi arrangiamenti, che possano esprimere la mia personalità musicale e allo stesso tempo donino un nuovo vestito alle opere, una mia impronta. Con questo tour voglio risvegliare le coscienze, mio padre diceva che noi cantanti portiamo un messaggio e in questo non posso che appoggiarlo». «Io sono il bombarolo che dorme dentro me, io sono l’esaltazione del parossismo e delle sue declinazioni. Io sono inferno, purgatorio e poche volte paradiso, io sono tutto questo adesso, nel duemila diciotto, tra poltrone e soliti livori, occhi che non dormono ma dormi-vegliano. Io sono un impiegato e per questo sono il terrorista di me stesso» scrive la giovane poetessa Ottavia Pojaghi Bettoni, a proposito della messa in scena di questo live.

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